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TINNURA

Sino a qualche mese fa  di Tinnura non avevo mai sentito parlare.  Salvo quella informazione: Murales.

Però il viaggiatore è cosi come diceva Robert Byron : “.. è schiavo dei propri sensi; la sua presa sui fatti può essere completa solo quando è rinforzata dalla prova sensoriale; riesce a conoscere il mondo, infatti, solo quando lo vede, lo sente, lo annusa”. E io volevo annusare Tinnura e i suoi murales.

Cosi’ ho scoperto questo paesino dell’oristanese, di 272 abitanti, collocato nella Planargia a pochi chilometri da Bosa.

Come in molti paesi della Sardegna, le case sono costruite ai lati della strada principale, quella che porta da Bosa verso Cuglieri. Il primo murales  è di benvenuto: l’abitante che mi accoglie ha l’abbigliamento tipico dell’uomo di campagna: si solleva il cappello e mi allunga la mano per salutarmi; la moglie sorride al suo fianco, con l’equilibrio arcaico dato dal carico sulla testa . Dietro la scritta “Benennidos in Tinnura”

Una passeggiata nel centro storico (che è quasi il paese) consente la scoperta di veri capolavori: scene bucoliche di virgiliana memoria, la donna col costume locale che va a prendere l’acqua alla fontana (che ancora esiste e visibile sulla destra) e si ferma a fare due chiacchiere dal ciabattino. Le maschere del Carnevale Sardo, il ragazzino che ci guarda da dietro l’asino, la donna alla finestra.

E’ evidente che il mondo qui sotteso è ben lontano da quello del nuorese: qui non c’è la lotta di Pratobello da ricordare, o la festa dell’ 8 marzo da spiegare. Orgosolo, nonostante la sua posizione interna nell’interno dell’isola, ha una dimensione internazionale che non ti aspetti, una matrice politica, di impegno sociale che la storia di quelle zone spiega bene.

Tinnura è pace, è campagna, una dimensione agropastorale serena come è un po’ tutto il territorio dell’oristanese. Non ti travolge e spiazza come Orgosolo: ti accoglie e ti rilassa con la semplicità della vita di tutti i giorni raccontata sui muri.

Mi vengono in mente i meravigliosi murales “sociali” del Maestro Rivera: a conferma che l’arte quasi sempre riflette l’anima dei luoghi che è anche l’anima dei popoli che vi abitano, la loro storia, le loro abitudini, la loro cultura.

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